Da qualche tempo si cominciano a vedere i frutti del principale provvedimento di legge, se non unico, emanato in materia di progettazione digitale, cioè il decreto legislativo 560 /2017, quello che detta non certo in tempi rapidi, da quando è stato emanato, il passaggio e l’obbligo, nel settore degli appalti pubblici, dell’utilizzo per lavori di particolare complessità i metodi propri della digitalizzazione nel settore delle costruzioni , e di dotarsi dei mezzi adatti alla gestione di quegli appalti che per classi di importo, rientreranno progressivamente nell’obbligo di legge.
Per diverso tempo negli ultimi anni si è sostenuto che il BIM in Italia stenta a prendere piede almeno nel settore pubblico, mentre in ambito privato, sia pur in maniera libera e scarsamente regolamentata, si assiste all’uso degli strumenti più che delle procedure che ne regolamentano il processo. Il motivo di ciò, si ritiene, sia dovuto alla complessità della metodologia ed agli scarsi mezzi e risorse disponibili oltre alla resistenza al cambiamento che atavicamente caratterizza gli uffici tecnici delle PA italiane. Infatti la progettazione digitale, come è chiamata in Italia, è tutta basata sulle IT technologies, e si è sviluppata e regolamentata fino ad oggi con procedure di derivazione Americana, e poi adottate nella Government Construction Strategy nel Regno Unito, impiegate soprattutto negli innumerevoli casi di cooperazione internazionale nei progetti infrastrutturali che hanno visto coinvolte le migliori società di ingegneria e di costruzioni Italiane.

Per molti tecnici infatti questa è stata l’occasione per prendere conoscenza e familiarità con gli schemi di Bim Execution Plan o le procedure indicate dal BIM forum americano, che sono stati negli ultimi anni alla base dell’ organizzazione delle suddette commesse, o di lavorare con i criteri di classificazione Uniclass, o Masterclass, ma soprattutto di imparare a costruire regole di gestione del progetto, in termini di flusso informativo e di condivisione con procedure standardizzate che sono sempre in continua evoluzione . Un bim protocol infatti non è altro che una serie di specifiche tecniche che partendo dalla tecnologia ed interfaccia del software di modellazione parametrica di cosiddetto BIM Authoring definisce criteri di regolamentazione per .

· lo sviluppo grafico e logico delle informazioni contenute nei modelli digitali delle costruzioni il rapporto al progredire della commessa.

· Il contenuto e codifica delle librerie di ogetti da cui attingere,

· La nomenclatura e codifica di viste modelli elaborati grafici e documenti allegati ,

· L’Organizzazione logica dell archivio e dell’ambiente di collegamenti condiviso,

· Ruoli e responsabilità ricoperti nel team.

In Italia ispirandoci alle procedure già citate la commissione proposta , in seguito a direttive europee volte a promuovere il BIM nei paesi comunitari ha emanato di concerto con l’ente di standardizzazione Nazionale, le Norme UNI 11337 sul flusso delle informazioni nel processo digitale nel settore delle costruzioni, pertanto dal 2017 anche in Italia è comparso un complesso paradigma, peraltro non completamente emanato, che ha cominciato a dettare le regole per l’ uso del BIM nel settore degli appalti, e nei criteri organizzativi delle commesse pubbliche o private di entità tali da giustificarne l’ uso .Ultimamente sia pur si vedano comparire gare disciplinate dalle procedure indicate, intorno ad esse si va creando tutto un sistema di certificazioni di qualità delle organizzazioni e delle competenze dei soggettivi coinvolti, forse ancor prima che il settore abbia recepito e consolidato e sperimentato a pieno, esperienze di impiego in numero significativo. Di fatto quello delle attestazioni sta quasi a rappresentare esso stesso un settore produttivo, che probabilmente avrà il merito di incentivare e promuovere l‘uso del BIM, che a cascata traina quello delle IT e della divulgazione formazione etc.

I PRIMI BIM PROTOCOL

Si è più volte detto che la tecnologia della modellazione parametrica 3D diventata poi BIM authoring esisteva già dapprima che fosse creato il complesso sistema di procedure che va sotto il nome di BIM ed i principi del cad managment sono stati adattati alla tecnologia che si basa essenzialmente sulla modellazione tridimensionale intelligente, il dato geometrico LOG arricchito dal dato informativo LOI fruibile bidimensionalmente con viste dinamiche 2D e 3D cioè aggiornate al cambiare del Modello che offre il vantaggi di poter essere aggiornato costantemente mantenendo uniformità e coerenza delle informazioni da esso ricavabili .

Pertanto già in un processo progettuale basato sul Cad esistono (parliamo al presente, perchè esso è ancora in uso e ben lontano dalle sere completamente sostituito) specifiche tecniche e modalità di compilazione dei progetti basate sul percorso di salvataggio del progetto su cartelle e repository, con una specifica organizzazione delle cartelle in base alla fase del lavoro, quindi se in working progress, se in fase definitiva, o di semplice registrazione documentale. Ancora, queste specifiche tecniche quando o finchè in uso (non sono definitivamente accantonate come consuetudine) indicano dal punto di vista Informativo i criteri di nomenclatura e di codifica delle tavole di progetto, delle librerie di blocchi /( disegni e simbologie ) delle viste bi e tridimensionali che vengono organizzate in essi, ed in generale di tutti gli elaborati di accompagnamento a quelli grafici. Ovviamente il flusso documentale è disegnato sulle funzionalità del cad, quindi ci riferiamo anche regole sulle proprietà delle entità grafiche, sui layer sulla scalatura dei cartigli nello spazio carta, sulle dimensioni dei layout di frontalini e cartigli, sugli stili di testo quotature simbologie , colore spessore tratteggi in rapporto allo standard di plottaggio etc..

Nel BIM queste prescrizioni si evolvono, ma non scompaiono totalmente, si adeguano alla grafica cad presente ancora nel BIM authoring, anche perchè è contemplato l’ uso integrato di informazioni provenienti dall’ AutoCad. Al pari della transizione tra le PAS britanniche la PAS1192 -1 del 2003 e la Pas 1192.-3 del 2011 si osserva come il protocol a cura della BSI (British standard da un flusso di lavoro marcatamente Cad evolve a quello BIM mostrando

QUANTO PRESCRIVONO LE NORME UNI 11337

Le Norme UNI 11337 rimangono a tutt’oggi l’unico riferimento ufficiale che detta il workflow di una commessa BIM quando è veramente intesa con metodologia BIM . Siamo infatti ancora spesso di fronte, soprattutto nel settore privato, alla classica richiesta, di effettuare la progettazione con Revit …che non vuol dire necessariamente operare con metodologia BIM, quindi obbligando semmai gli affidatari ad elaborare da zero linee guida che devono essere condivise tra i partner della progettazione disciplinare , laddove queste operino anch’ esse in BIM, cosa non scontata. Ad esempio può ancor molto spesso capitare che lo studio di progettazione strutturale, che difficilmente utilizza il modello BIM anche come modello di calcolo strutturale , restituisce i soliti file in AutoCad che devono poi essere modellati in BIM con le solite problematiche di interpretazione, tenendo fuori la modellazione delle armature, magari perchè lavoro estenuante ed inutile od inefficace ai fini del computo metrico estimativo . Mentre, il progetto degli impianti ? …quello arriva dopo …. il più possibile dopo perchè ogni revisione costa estenuante lavoro di reimpostazione.

Eppure le Norme UNI 11337 ritagliate in buona parte sulle PAS (Public Available Specification) britanniche e sulle direttive del BIM forum, (molto più efficace perche lungamente testato) il manuale di procedure standard in materia di BIM a cura del AIA American Institute of Architecture aiutano l’organizzazione della commessa soprattutto per quel che concerne i contenuti della parte 4 sullo sviluppo dei Modelli in BIM e sulla redazione dei Capitolati informativi e la parte 5 sulla maturazione dei modelli BIM . Basterebbe studiarle per quel che effettivamente prescrivono, senza pretenziose interpretazioni , ricordandosi però della procedura tradizionale da cui si proviene, per quel che concerne le norme di progettazione architettonica, strutturale ed impiantistica.

LE LINEE GUIDA DELL’ AGENZIA DEL DEMANIO

I risultati di questa evoluzione cominciano a comparire nelle linee guida delle nostre Pubbliche Amministrazioni. infatti laddove nelle grandi società partecipate statali, per intenderci ENEL, RFI, ANAS in qualche modo legate alla realizzazione di progetti di interesse pubblico di grosse dimensioni e quindi di particolare complessità, si è assistito a varie di iniziative di commesse in BIM sia sul nostro territorio sia nei programmi di cooperazione con i governi esteri, ad esempio linee ferroviarie realizzate all’estero dalla nostra RFI , con metodologia BIM e quindi con protocolli e linee guida interne di accompagnamento, non esiste tuttavia una pratica ancora consolidata e ricorrente in termini di direttive BIM da osservare per la realizzazione di progetti esternalizzati, sia pur i tempi stringano , il DL 560 /2018 fissa al 2025 il termine per dotarsi di questo tipo di organizzazione

Tuttavia un esempio efficace ed a nostro avviso rispondente alle istanze della progettazione digitale sono le linee guida dell’ Agenzia del Demanio, ormai ben note un pò a tutte le società di ingegneria e studi tecnici che avendo già una organizzazione strutturata nell’uso del BIM stanno partecipando ai bandi di progettazione legati al recupero, rinnovo o mantenimento del patrimonio immobiliare di stato. Si concretizza peraltro anche l’occasione anche di informatizzare il suddetto patrimonio con modelli digitali gestiti con metodologie di facility altro grande settore vincente di impiego della progettazione digitale per il controllo della spesa pubblica. L’Agenzia peraltro dichiara nelle stesse linee guida senza ambiguità l’ uso internamente ai servizi tecnici di Autodesk Revit e di librerie e regole organizzative dei modelli basata sulla specifica interfaccia pur recependo come prevede il Dlgs 560 il recepimento da parte degli affidatari esclusivamente di formati aperti IFC conformi alle ISO 16739.

Oggetto di regolamentazione sono pertanto le matrici di codifica di nomenclature legate ai codici di commessa,  di files di progetto, delle viste, dei modelli disciplinar, delle tavole, dei cartigli, ed ancora l’organizzazione  delle repository, delle librerie di oggetti,  si avverte la sensazione di una più adeguata, ed evoluta riproposizione delle istanze dei BIM protocol americani ed Inglesi,  già citati, ma calati nella complessità e specificità delle esigenze che l’Agenzia del Demanio ha, nella gestione dei flussi di commessa .

L’Auspicio è che questo esempio rappresenti gradualmente un precedente per tutte le amministrazioni pubbliche ai vari livelli, che debbono gestire gare d appalto dei dovuti importi e complessità, in modo da  ottemperare alle previsioni di maturazione del BIM nel nostro paese, cosi come disposto ed indicato dal Dlgs 560 2017 e non rimandare ulteriormente l’ accesso ad una fase più virtuosa nell’uso di risorse pubbliche nell’ ammodernamento del nostro paese.